“Possedere la nostra storia e amare noi stessi attraverso questo processo è la cosa più coraggiosa che faremo mai” – Brené Brown
La nostra bellezza, come esseri umani, è quella di essere per natura, connessi. Lo è il nostro corpo, la nostra biologia con i milioni di cellule che ci abitano e che continuamente mantengono il sistema collegato alle tante relazioni della vita. Ma a volte capita che sfuggano dal nostro controllo e non riescano come avevamo pensato, preteso, voluto. Allora ci proteggiamo e ci scolleghiamo da tutto e tutti. Da noi stessi e dalle nostre emozioni, tutte, senza distinzione tra buone o cattive. Diventiamo vulnerabili.
La vulnerabilità, come ci dice Brené Brown nel suo lavoro di ricercatrice del comportamento umano, fa parte della nostra vita. Ci indebolisce quando entriamo nel giudizio e ci chiudiamo. Tutto, noi stessi, i nostri figli, la nostra vita, deve essere perfetta. Migliore di colleghi e amici, di nostra madre che non ci ha abbracciato, del nostro partner che ci ha abbandonato, della rinuncia di nostro padre ai suoi sogni. A noi non dovrà mai accadere, siamo migliori! Così iniziamo a mettere energie nel vano tentativo di trasformare tutto in certezze: le relazioni, le idee, i progetti.
Smettiamo di credere e sentire con il cuore. Tutto diventa un dogma incontrovertibile a difesa di qualcosa o qualcuno. Spesso di coloro che abbiamo giudicato.
Quand’è che la vulnerabilità diventa una forza? Quando ci permettiamo di essere visti così come siamo senza giudizio. Guardiamo dietro a noi, all'”imperfezione” così perfetta da aver fatto fluire la vita fino a noi. Sentiamo che siamo una forza, così, senza bisogno di diventare altro! Ognuno porta i propri talenti e la propria storia come contributo al sistema, alla collettività, alla famiglia, al team di lavoro e li riconosce agli altri, con altrettanta compassione. Ciò che ci rende vulnerabili è ciò che ci rende più belli, unici e connessi a tutto!